LA FORMAZIONE | |||||
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Nato a Milano nel 1912, Sassu
ebbe una carriera artistica estremamente precoce: già nel 1927 esponeva in una mostra
futurista alla Galleria Pesaro di Milano, mentre l'anno seguente sarebbe stato presente, a
soli sedici anni, alla Biennale di Venezia. Il suo modello era allora Boccioni, ma guardava anche alla pittura di Gaetano Previati, a Carlo Carrà, che era amico del padre, e al costruttivista Giandante X. Attraverso riproduzioni conosceva l'opera di Picasso e di Cézanne; ulteriori occasioni importanti per la sua formazione, oltre alle visite alla Pinacoteca di Brera, furono le manifestazioni dell'avanguardia futurista, dagli spettacoli di "intonarumori" di Luigi Russolo alle pantomime di Enrico Prampolini. Con Bruno Munari firma nel 1928 il Manifesto della pittura "dinamismo e riforma muscolare" nel quale teorizza la ricerca, in arte, di forme dinamiche nuove e antinaturalistiche. |
IL FUTURISMO | |||||
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I lavori eseguiti tra il 1927 e
il 1929 sono per lo più di piccole dimensioni. Spiccano alcuni pezzi di maggiore impegno,
in primo luogo i due dipinti mandati a Venezia, caratterizzati da una pittura tenue,
opposta ai colori piatti della pittura futurista della nuova generazione. Con questa scelta pittorica Sassu mirava a un saldo possesso delle forme, contrastando la perdita, da parte dei giovani futuristi, di quella presa diretta sulla natura e sulle cose che egli sentiva invece come carattere distintivo del "classico" Boccioni. La grafica dello stesso periodo evidenzia un preciso interesse dell'artista per temi marcatamente "moderni": lo sport, la macchina, l'industria. |
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IL PRIMITIVISMO | |||||
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La sua prima mostra milanese
importante con Candido Grassi, Giacomo Manzù, Giuseppe Occhetti, Gino Pancheri e
Nino Strada ebbe luogo nel 1930 alla Galleria Milano diretta da Barbaroux. Oltre
che con Manzù, strinse allora amicizia con Renato Birolli e Fiorenzo Tomea, con i quali
cominciò a delinearsi la fondazione di un gruppo. Il futurismo era ormai superato e Sassu, come i suoi compagni, si avvicinava al "gusto dei primitivi", a uno stile arcaico, con i suoi nuovi disegni e dipinti di paesaggio e di figura incentrati sul tema della città e delle sue moderne periferie industriali. La linea del modernismo affiorava anche nel suo primo dipinto di soggetto sacro, un'Ultima cena attualizzata e ambientata oggi, proprio in una periferia industriale. |