LE PRIME OPERE SARDE | |||||
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Di padre sardo,
il milanese Sassu mostra una particolare attenzione per la storia, la cultura e la natura
della propria terra dorigine a partire dagli anni 50. La prima significativa opera riconducibile alla Sardegna è laffresco La miniera, del 1950, sul tema del lavoro in miniera a Monteponi, che si inscrive nel quadro della pittura di realtà del dopoguerra, dimpegno politico e civile. Una grandiosa visione di un episodio significativo della storia sarda si trova in un altro affresco più tardo, I moti angioini, eseguito a Thiesi nel 1962. |
LA SUGGESTIONE DELLA LUCE | |||||
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In dipinti più tardi Sassu
sposta il proprio interesse al paesaggio e ai costumi sardi, lasciandoci opere che
restituiscono unesperienza visiva della natura analoga a quella che sarà
più tardi di Maiorca
basata sullo stupore di fronte alla bellezza dei luoghi e ai sorprendenti effetti e giochi
cromatici prodotti dalla luce. Il contatto con la natura dellisola introduce anche
una trasformazione del colore adottato dallartista nei quadri di paesaggio: da
intendersi nel senso di una maggiore intensificazione della luminosità. Tale variazione
si avverte in dipinti sardi come Elci a Ortobene del 1957, Fichi dIndia nel
Sulcis del 1959, Il lago blu del 1960 e soprattutto in La salida de
Don Quijote del 1963 (ambientato nella sarda isola di San Pietro). Punto darrivo sarà, soprattutto nei successivi dipinti maiorchini, unapparente arbitrarietà della cromia: in tali opere tutto nasce sempre da un preciso e reale stimolo visivo, però violentemente intensificato, e alterato, dalle suggestioni di particolari condizioni di luce. |